La cucina è un laboratorio: cibi e ingredienti vengono composti per il palato e la vista. Non dissimile è la fotografia: gli ingredienti (il soggetto) vengono ripresi per essere poi realizzati in laboratorio (la camera oscura) ed appetire la vista. Daniele Camaioni ha conciliato la passione per la gastronomia d’alta classe con la fotografia, e non è professionista di food, quei magistrali fotografi, che illustrano riviste e libri con avventure nel regno di Pantagruel. Piega il cibo ai suoi voleri, senza rispetto. Algidi paesaggi di terre artiche hanno qualcosa di improbabile. Troppo verde menta e squadrati in modo innaturale, si ergono massi di ghiaccio su superfici specchianti. I misteriosi Stonehenge sono immersi in una luce blu intenso che nessuna ora della notte può creare; certi paesaggi non si sono mai visti nemmeno nei più fantascientifici film.


Nel suo laboratorio, Camaioni inventa trionfi di zucchero e cioccolato, mette in pratica mille segreti da gourmet per comporre scenografie al limite del verosimile. Fotografa le commestibili architetture e le stampa su tele in grande formato. Si divorano con gli occhi le sue immagini e in bocca si provano gusti frammisti, di fantasia e memorie.

Giuliana Scimè
Tratto dal Corriere della Sera

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